È estremamente importante migliorare la conoscenza geografica delle nuove generazioni per creare un mondo più sostenibile, afferma Jack Dangermond, presidente di Esri

di Antonio Natale

“Theatrum Orbis Terrarum”

Nel 1570 per la prima volta venne pubblicato il “Theatrum Orbis Terrarum”, il primo atlante geografico del mondo. Una rivoluzionaria raccolta di mappe e informazioni geografiche già conosciute ed esistenti ma organizzate tutte in un unico atlante da parte di Abrahamus Ortelius. L’idea del mondo come teatro divenne “virale”. Chi l’avrebbe detto che diversi anni dopo, nel 1599, William Shakespeare avrebbe costruito il Globe Theatre:

All the world’s a stage,
And all the men and women merely players;
They have their exits and their entrances,
And one man in his time plays many parts.

“As You Like It”, di William Shakespeare 

È incredibile come le mappe affascinino l’umanità. È incredibile come la mappa porti con sé significati che vanno ben oltre alla mera descrizione del mondo fisico, delle sue montagne e dei suoi mari.

In questi giorni sto facendo ripassare le regioni italiane a mio figlio. Com’è triste vedere solo la geografia del ripetere i nomi dei monti, dei capoluoghi, dei fiumi, ecc. Come è bello invece vedere mio figlio affascinarsi nel vedere la mappa di una regione e riscoprire i luoghi di un viaggio e delle loro relazioni spaziali con altri luoghi. Dare uno sguardo a una mappa parte sempre da un proprio vissuto, che arricchisce inevitabilmente l’esperienza che si sta facendo con significati che vanno ben oltre alla semplice percezione visiva o al triste nozionismo della geografia scolastica italiana.

La rappresentazione della terra e dei fenomeni che avvengono su di essa hanno sempre portato dietro qualcosa d’incredibile. Hanno anche influenzato moltissimo l’umanità. Non solo la scienza ma soprattutto il pensiero umano e religioso. La mappa rappresenta il dinamismo dell’umanità.

Autore: Victor Ramos and Eva Schemmel; Fonte: Esri Map Book

Certo ormai non parliamo molto di mappe ma di dati geospaziali (un’informazione che può essere messa su una mappa), che comunque permettono ancora di realizzare bellissime rappresentazioni cartografiche.

Oggi queste informazioni ci stanno aiutando ad approfondire moltissime questioni e anche a risolverle. Ma il tempo non è molto generoso e la situazione attuale ci deve spronare a fare un balzo in avanti.

Da poco Jack Dangermond (presidente di Esri), nella Conferenza Internazionale degli Utenti Esri, ha sottolineato come sia estremamente importante accrescere la conoscenza geografica delle nuove generazioni per creare un mondo più sostenibile.

La geografia ha una marcia in più per risolvere i problemi del XXI secolo. Fornire ai giovani, come mio figlio, queste conoscenze permetterà all’umanità di affrontare le attuali sfide così come ha sempre fatto nel corso della storia.

La National Geographic Society, insieme ad Esri, promuove da tempo un programma per le scuole fornendo agli studenti strumenti per la conoscenza geografia e la creazione di mappe.

L’ispirazione ha la capacità di trascendere i limiti, reali o percepiti, di esplorare nuove possibilità, spingerci in avanti e darci speranza

scrive Vicki Phillips, Chief Education Officer della National Geographic Society, nel presentare i #GenGeo, una comunità globale di “giovani esploratori” con empatia, tenacia, passione sfrenata e una spinta insaziabile a cercare soluzioni per costruire un futuro sostenibile e un pianeta fiorente.

Non si può parlare di “sviluppo sostenibile” senza parlare di geografia. Non si può parlare di geografia senza parlare di “mappe”. Lo sviluppo sostenibile e i suoi obiettivi passano per le mappe.

Ecco perché investire nelle mappe e nelle giovani generazioni significa supportare lo sviluppo sostenibile fornendo quella conoscenza geospaziale all’umanità del futuro. Sciagurato chi non si rende conto di tale importanza. La sfida è immensa!

Fare una mappa o creare dei grafici permette di comprendere e di far comprendere meglio quello che si sta studiando, discutendo o tentando di risolvere.

Dashboard geografica “COVID-19 Regione Regione Umbria”, realizzata da gisAction

Il COVID-19 ha evidenziato molto bene come la conoscenza geospaziale abbia giocato e stia giocando un ruolo importantissimo. Le dashboard geografiche hanno pervaso l’informazione giornalistica:

Jeffrey Sachs, economista e docente alla Columbia University, presidente del UN Sustainable Development Solutions Network (UNSDSN), organizzazione che promuove la rete di competenze scientifiche e tecnologiche globali per lo sviluppo sostenibile, ha affermato nel suo intervento alla Esri UC che “non puoi proteggere il bioma, non puoi gestire COVID 19 senza “Geospatial”. La conoscenza geospaziale è “necessaria in tutti i domini”.

Non è una scoperta del 2020. Piuttosto è una riscoperta di un qualcosa già successo tantissime volte. Sicuramente almeno dall’epidemia di Colera del 1854 a Londra, quando John Snow mise su una carta i suoi dati (georeferenziandoli) scoprendo così le vere cause di questa patologia e riuscendo a fermare l’epidemia. Non era l’aria ma è l’acqua a diffondere il morbo.

Una cosa però è certa: il COVID-19 ha rafforzato il fatto che c’è qualcosa che non va sulla sceneggiatura finora scritta del nostro mondo come teatro. La divisione tra ricchi e poveri sta disegnando un finale drammatico per il nostro mondo. La pandemia ha aggravato il divario digitale tra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati e ha fortemente rafforzato la necessità di realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

Eliminare la povertà, primo obiettivo dello sviluppo sostenibile, non può non essere affrontato anche grazie alla geografia. Capire la povertà con la geografia è importante.

Ma se i nostri figli o nipoti devono poter appropriarsi di questa conoscenza geospaziale anche chi amministra la cosa pubblica deve fare passi da gigante nel mappare e nella visualizzazione dei dati geografici. Ancora di più le Organizzazioni Non Governative e quelle di formazione perché devono guidare le comunità verso il raggiungimento dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile. Non è possibile pianificare senza avere una cultura geografica e senza sapere il significato del termine SDGs. Questi ultimi devono essere ben conosciuti nel profondo anche dalle aziende.

Come possiamo insegnare qualcosa ai nostri giovani se noi non lo conosciamo? È semplice coerenza!

Autore: Antonio Natale
Autore: Antonio Natale
Geografo specializzato in GIS, telerilevamento e sviluppo sostenibile. Da oltre 15 anni affianca gli specialisti di vari settori, le pubbliche amministrazioni e le imprese offrendo le proprie competenze in merito all’analisi dei dati, progettazione GIS e gestione di progetti complessi in cui le informazioni spaziali hanno una fondamentale rilevanza.

Dal 2011 fa parte della software house TeamDev dove ricopre il ruolo di COO e gestisce la divisione gisAction che si occupa di consulenza e formazione sul GIS e di telerilevamento per PA, organizzazioni no profit, istituti di formazione ed organizzazioni internazionali.

Partecipa direttamente a progetti internazionali soprattutto nell’area dei Balcani.

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